importuno, andate, andate via. (sipresetita) Facchini! chfc genia infernale!’
Luc. Chedè? site stato tre gghiuorne fora! aviveve d’ arriva jersera.
Fil. Affari mi hanno... (osservando Giacinto) Uh! caro D. Giacinto; ohe onori sono questi? Dopo tanto tempo siete ricomparso?
Gia. It mio decoro non merita di essere calpestato; /voi vi compiaceste di propórmi ad Elisa...
Luc. Bravo! facile pure matremmuonie? penzate pe mme^ sapite.
Fil. (a Lucrezia) Non principiare con i soliti scherzi. Ma caro D. Giacinto, io credetti di formare la felicità di due laseri.
Gia. Ed m vece recaste al mio cuore un danno notabilissimo.
Fil. Quasi quasi maledico il momento che mi sono cooperato.
Gia. Dovevate palesarmi lò svagato sistema di tal famiglia. Questa casa può dirsi il vero ricettacolo de’ matti.
S G ÉN A II.
Rosa e detti.
Ros. (che avrà ascoltata la frase precedente) Questa casa è il ricettachilo de’ matti! questa casa è stata ed è il ricettachilo de’ nobili, e H f nòbili co la coda, capite? Questa casa ammette gente che^ppon^no sfamà a tte è ttutta la razza toja..« impertinentissimo scarfaseggia! e non ardire più di porre il piede in ’ queste suglie sa » ca le faccio pociolià per la grandinata. ’ %
Luc. (Mo nce vorria no vernaccbio!)