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Paggena:Altavilla - Lo stracchino de no rano lo piezzo.djvu/53

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Pas. Non me tenile nchiacchiere ca simmo leste. (entra in bottega)

Gio. Che sGzio sarria pe mme si capesse primma de lo sì Jennaro... uh! (guardando per la sinistra) lo vi cca che assomma correnno eorrenno.

Gen. (comparisce come si è detto e si dirige alla sua abitazione chiamando) Teresa, Liborio; spicciateve ca simmo leste: a 21 ora mpunto aggio d’aprì.

Lib. (dal di dentro della sua bottega) Io so ppronto, tutto è ffatto.

Gio. (tra sè) (Auh! Ppastacchiello mme fa ammarronà!) (entrambi si trattengono accomodando la panca, con bicchieri, piatti piccoli ed altri utensili relativi aU oggetto).’

Cri. (mettendo la testa al di fuori della locanda dice piano a Pulcinella) (I due competitori sono qua: imitami con attenzione.) (con esagerato impegno misurano là bottega, il suolo, e tutto ciò che possa dar sospetto ai due speculatori) Questa è ire palmi di larghezza, si dovrebbe slargare.

Pul. A Io mmanco s’avria d’allarga na 15.’ de canne.

Cri. Fuòri celie, ora si parla sui serio: misuriamo il suolo.#

Pul. Lo suorvo? comme mo?

Cri. Il suolo, il terreno, (usano movimento a piacere sempre affettando gravità)

Gio. (c. s.) (Chiste che bonora, mesurano!)

Gen. (tra sè) (Sta vecchia ncancaruta manco se leva da capo lo verme d’arapila sorbettaria!)

Cri. No, tio; bisogna lasciar la porta così, perchè qui sopra, (indicando la superficie) met