a lo Lardiciello, sarrà mpiso co lo feudo appiso neaona.
Vin. Uh! uh! quanta malagurie ve menate!
SCENA II.
Leomlda, Fatmr. quindi Concetta, Giov inni, e Lucrezia.
Mon. Madmuasplle sciannant, sgiulì!
Leo. Monsift, Tunica colpa-che devesi al defunto nobit nomo di mio marito...
Giro. (tra sè) (E eche ppoteva manca’)
Leo. È quell’appunto di $on avermi istruita nel francese idioma.;
Mon. Oh! delitto, delitto per uma dama dell e poca nostra.
Vin. Il bello si è, che neanche io conosco la lingua francese.
Giro, (tra sè) (Sulo io la saccio pe pprattica, e mme la sbatta.)
Baro. Per coi Monsiù quaaxlo dovete parlare con noi, non usate il francese perchè non è capito.
Mon. Dunque T italiano h,o a mio comando tutte te lingue.
Giro. (c. $.) (E io non pozzo commannà manico cchiù la lengua de vacca perchè la signora del nobìl upmo, vo mangia sempe vitella)
Leo. Quà, quà, sedete monsiù.
Mon. (sempre con grazia) Troppo amabile, troppo gentile! (seggono col baroncino)
Leo. E così? dicevate poco fa di dar piccolo Jjtfàecenue di ballo avelie alle persone di mia sorle.