là; vi presento la vostra lettera inaiatami. (gliela mostra.)
Ono. (osservandola) Precisamente, non vi corre dubbio.
Ser. Voleva far disgiunè?.<•’
Car. Gol, e die vi siano vini poderosi...
Ono. Vini! vini! vero nipote del defunto; portatissimo pel bicchiere.
Car. E voi?...
Ono. Oh I noo vi corre spiega, si siol dire che il vino è il latte de' vecehi.
Ser. E pperciò de lajornata D. Onofrio ne sta vinticinc’ ora mbriaco... (via ridendo.)
Ono. Oh! oh! ubbriaco! ecco il linguaggio del rozzo!... allegro, vivace, brioso.
SCENA IV,
Pulcinella e detti. >
Pul. (con tuono dice ad Onofrio) A voi, mon,zù scarrafon, entrate dentro.
Ono. E purquà?
Pul. Purquà sgemuà aggio da cefolià,
Ono. Ma io sono un aolaro.
Pul. E come notaro ritiratevi nel protocollo, altrimenti con-un calcio vi fracasso la curia.
Car. Ve ne prego...(ad Onofrio)
Ono. Pregare? voi comandate ed io mi pregio di ubbidirvi, riserbandomi a vuotare una bottiglia di Lunelle alla vostra salute. («’ inchina ed entra.)
Car. E cosi? (a Pul.)
Pul. Oh sì patrone mio, e che bella cosa! tanto ch’aggio fatto, tanto che aggio ditto, che nini’ è riuscitilo de trova la casa de Rosa, Nicoletta, e Ccatarina.