Paggena:A scarreca varrile ossia No bastone chiacchiarone.djvu/11

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AMAL. Uh! tu ancora pienze a li guante… Te si fatto male?

BON. No, mio tesoro… è niente… ah! ah!

P. PAOL. Susete.

BON. Mo, mo… lasciateme ridere.

P. PAOL. Si te truove comodo statte.

GASP. Levateve, mo ve soso io.

P. PAOL. Lè, viate chi te soso a te. Damme na mano.

GUL. Aiutiamolo.

Box. Grazie… grazie… ma si non ve ne jate me date soggezione… Ah! ah!…

GIUL. Allora fate voi. (Assieme ad Amalia si scostano)

GASP. Afferrateve a me.

BON. Acciò jammo nterra tutte e duje. Vattenne.

P. PAOL. Va, va in sala non lo fa arraggià cchiù. (Gasp. via).

BON. (Lo vi llà l’astuccio… (a P. Paolo) miettete nnanze. (col bastone lo tira, mentre P. Paolo si mette alle sue spalle facendo vedere che lo alza) Ah! finalmente… tiene…)

P. PAOL. (che l’aveva quasi alzato per sotto le braccia, per prendere l’astuccio lo lascia).

BON. (quasi per ricadere). E io te ringrazio.

AMAL. Vuie ve truvate?

BON. E’ fatto! (Aggio sudato na cammisa.)

AMAL. Orsù andiamo, è quasi l’una e mezza.

BON. Ah! l’una e mezza. (a P. Paolo con significato).

P. PAOL. (Non dubità, mo me vesto e vaco).

GIUL. Addio, vieni presto.

AMAL. Si potimmo asci me ne vengo primmo. (si baciano). Andiamo. Addio D. Pietro Paolo.

P. PAOL. Buon divertimento.

BON. Arrivederci. (via con Amalia).

P. PAOL. (a Giul.) Giacchè tanno me l’avite vottato pe l’aria, cioè quasi in faccia, chillo povero codice, mo che state sola leggitevillo no poco.

GIUL. Uh! tu incominci da capo.

P. PAOL. Là, nce sta lo segno. Capitolo 6.º

GIUL. Ma t’accorgi quanto sei noioso?

P. PAOL. (sulla soglia della stanza). Capitolo sei…leggete… leggete (via e poi torna).

GIUL. Che carattere nojoso e insopportabile!… Io poi che