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niente che era ammogliato. L’infame ha ingannato voi e me!…
Pul. Come, voi siete…
Am. Sissignora, io sono quella giovine, quella stupida che ha creduto a tutte le dolci parole che le diceva quell’assassino!
Pul. E come l’avete conosciuto?
Am. Lo conobbi sei mesi fa, quando venni a prendere i bagni in Napoli; ogni giorno passava per sotto alla locanda dove stava io e mio padre; io usciva fuori al balcone, egli mi guardava fissamente: alla fine in una bella giornata, il birbante mi mandò una lettera per il guardaporta, diceva che mi voleva far sua moglie a qualunque costo.
Pul. Oh, che briccone!
Am. Io gli dissi che avesse parlato con mio padre, e egli mi rispose: per ora la mia posizione non lo permette, amiamoci e speriamo.
Pul. Oh, che birbante!
Am. E così fu. Noi ci scrivevamo sempre, e d’allora mi ha giurato sempre di volermi bene!…
Pul. Briccone! Briccone! Briccone!….
Am. Fino a pochi momenti fa, egli stava precisamente dove state voi adesso, stringeva questa mano, e mi prometteva di essere solo mio.
Pul. Birbante! Assassino! Non mi dite niente più, altrimenti mi viene una convulsione!
Am. Ma non vi prendete collera però, io vi darò tutta la soddisfazione (Che bello pensiero che m’é venuto… Sì, de chesta manera non potrà nemmeno negare). Venite con me, andiamo in questa stanza.
Pul. Come volete voi…
Am. Favorite, favorite…
Pul. E voi non entrate?
Am. Adesso vengo… Adesso vengo… (fa entrare Pulcinella a prima quinta a dritta, e chiudendo gli dice) Quando io vi chiamo allora uscirete. Ah! M’aggio da vendicà comme dico io… Quanno vene, nnanze a tutte quante aggio da fa ascì la mogliera! Briccone! (passeggia su tutte le furie) E co quà coraggio m’ha potuto dicere chelle parole poco primma? Traditore! As-