Paggena:Turris eburnea.djvu/16

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Ester (resta immobile con gii occhi sgranati).

'Ugo Signurì, che ve sentite?..

Ester Niente... niente... è stata na. crisi nervosa... è cosa è niente. (resta accigliata, guardando il suolo).

'Ugo (accostandolesi). Vulite nu surzo d’acqua?

Ester No, no. (raggomitolandosi). Sento friddo...

'Ugo (corre a chiudere la vetrata. Pausa. L imbarazzo venuto con la coscienza, nella luce, incombe).

'Ugo Corame ve... sentite?

Ester Meglio. Vatteuue. Bona sera.

'Ugo Ma... io...

Ester (brasca). Bona sera.

'Ugo {umilmente). Bona sera siguuri.

Ester (senza voltarsi china la lesta coti atto nervoso).

'Ugo vorrebbe parlare, ma non l'osu: re&ta interdetto, poi fa un atto di disperazione e via).

Ester (andato via Ugo resta ancora aggomitolata sul divano cosi — lunga pausa — poi di scatto dà nel solito riso nervoso, continuo, ironico, schiaffeggiatile. Nella solitudine silenziosa quel riso ha intonazioni tragiche. Di botto smette come avendo presa una decisione. Si leva, scrive poche parole con mano nervosa. Va al fondo spalanca la vetrata. Esita. Si segna. Con occhi sbarrati. le unghie confitte nelle braccia incede sul terrazzo, la faccia al pubblico, le spalle alla balaustra. Vi giunge. Siede sul parapetto. Lentamente vi si distende. Una breve sosta. Preci• pita nel vuoto.

Fine