Paggena:Teatro - Salvatore di Giacomo.djvu/372

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assunta spina


Fortunatina

(che dalla soglia della bottega guardava fuori, rientrando)

C’ha fatto Furtunatina? (s’acconcia al collo un boa nero) Gue’, ’o ssapite, è asciuta na bella luna!

Olimpia

(seccata, impaziente)

Jammo, ja’!... (s’accostano in gruppo alla tavola e fanno i conti. Olimpia distribuisce il danaro. A voce alta, chiamando Michelina, verso la porta) Michelina, Michelì!... Funa ncanna!... I’ si se move!... Guagliona, guaglió!...

Michelina

(accorrendo dalla via)

I ’sto ccà... Sta venenno pure ’a princepala.

SCENA SECONDA


ASSUNTA — donn'Emilia e dette

Assunta entra per la prima, quasi in fretta, e dà uno sguardo attorno come se cercasse qualcuno: poi viene più avanti, disillusa. Entra donn’Emilia, dimessamente vestita e con aria triste, un ombrello in mano e il manicotto. Cerca una sedia e si mette a sedere, con le spalle rivolte al comò. Resta silenziosa e pensosa.

Assunta

(a Olimpia, buttando la giacca sul tavolo)

È bbenuto nisciuno?