Paggena:Teatro - Salvatore di Giacomo.djvu/182

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a "san francisco"

Peppe

(turbato)

Mbè?...

Don Gennaro

(diventato serio, gli prende la mano, gli si accosta quasi a faccia e gli dice sottovoce)

Vo’ di’... sango, ’on Peppenié!

(Si scosta. Luigiello gli ha dato una strappata alla giacca).

Peppe

Comme?... (turbatissimo) Sentite!...

Rafele

(che in questo ha guardato per lo spioncino)

A posto!... A posto!...

scena seconda

tre secondini e detti

La porta s’apre con un romore di chiavistelli. Entrano i tre secondini. I carcerati si sberrettano, si allineano davanti ai letti come in atteggiamento militare e rimangono muti. Il tatuato Totonno se ne sta con le braccia sul dosso: Rafele ha nascosto le carte. Peppe, impiedi anche lui, rimane pensoso, con gli occhi a terra. La porta si richiude.

Il 1º secondino va al muro e lascia scendere in mezzo alla camera la lanterna: rimane accosto al muro per tirarla su quando sarà accesa.

Il 2º secondino accanto al 3º secondino aspetta che la lanterna discenda. Scesa che è il 2º secondino si fruga in saccoccia.