A Cariati, al crocevia, su i quartieri di Toledo, fra i tortuosi vicoli della vecchia Napoli, in una paurosa notte di pioggia, s'erge, di fronte al vicolo cieco « Caricatolo » un sontuoso calvario, innanzi al quale i fedeli del rione, liberati dal colera del 1884, accendono ogni sera una lampada votiva davanti il quadro dell'Addolorata che sta ai piedi del Gesú. La fiammella agonizza, rossiccia. Dietro la croce, discende a precipizio, la via « Croce Cariati ». A quando a quando, fuggevolmente si vede balenare, in fondo, alla via, il Vesuvio in eruzione, e tutto il caseggiato che discende fino alla città sottostante.
Alla destra del calvario, vedesi un basso, al quale si ascende per una scaletta di pietra, parapettata di tufo gialliccio, lumacata; sul parapetto fiorisce, in un vaso di creta, una pianta di garofani in fiore.
Tutto è avvolto nella fitta oscurità della notte. Piove e lampeggia.
Sulla sinistra, dietro la porta socchiusa del basso di donna Amalia, brilla un fioco riverbero di luce di candela che si riflette sul lastrico bagnato e sulla paglia sparsa dinanzi alla casa. Non ostante l'ora tarda, e la notte piovosa, qualche finestra è ancora socchiusa, qualche volto femmineo si protende, guardando verso la casa della morte.