tratto, nel riconoscere qualcosa a lei cara, manda dei piccoli gridi. Ride, ma gli occhi le si velano di lacrime. Si accosta alla gabbietta. Cacci a un dito fra i ferri, e chiama:)
Zerillo! zerillo!
ZERILLO
(risponde festosamente alla voce amica)
VICENZELLA
(è commossa, ma non vuol farsi sorprendere; — va presso la finestra, e contempla l’albero carico di limoni:)… Uh, Dio! è tutto carreco ’e limone!
La voce del venditore di fichi, più malinconica e più lontana, stavolta:
I' faccio ammore — sò quinnece mise —
nun aggio avute — ca quinnece vase…
VICENZELLA
(lentamente va presso la "consolle", — ne prende un libro, lo apre, e legge; a voce bassa, quasi:)
Luntana staie… Natale sta venenno…
che bellu friddo, e che belli ghiurnate…
friddo a ’o paese tuio ne sta facenno?
pe Natale ve site appriparate?
(chiude il libro, lo depone sulla "consolle" e lenta lenta va a sedere presso de Muro dietro il cavalletto)
Un silenzio.