Paggena:Teatro - Libero Bovio.djvu/189

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«Attraverso i tre atti di Vicenzella ci è apparso iersera un artista pieno di dolcezza, di inquietudine e di malinconia. Il secondo atto, sopra tutto ci ha dato la gioia di scoprire in uno scrittore di teatro una sensibilità delicata, accorata, un po’ morbida, un po’ tormentata, ma sincera. Anche in Vicenzella come in molte altre opere sceniche napoletane, i particolari sono più leggiadri e più freschi della commedia. Gli è che in fondo è la commedia, è il dramma di Napoli che questi artisti scrivono e riscrivono. L’azione conta per essi meno del quadro che vogliono dipingere con amore commosso. L’unita che essi cercano è più di spiriti che di cose. Il loro protagonista è l’ambiente, i loro personaggi sono un po’ i simboli della loro città, e sono visti attraverso una specie di meditazione, che li evoca fuori da una realtà un po’ velata di sogno, un po’ tenera di rimpianti, un po’ lagrimosa di nostalgia. Napoli è amata e descritta sempre con dolore. Vi sembrano esuli, questi poeti, esuli portati lontano dal destino e pur sempre rivolti con l’anima verso la città luminosa. E voi sentite che i particolari, le piccole carezzevoli impressioni notate in scorci vivaci, hanno la brevità, la fugacità, spesso il disordine, spesso l’abbondanza dei ricordi che a un tratto, suscitati da una apparenza, da un profumo, da un suono, sorgono in folla, e dilagano. Molte volte la commedia scompare dietro questo fluttuare di immagini; molte volte i suoi valori umani svaniscono, ma quel che resta ha pur sempre un gusto di gioia triste e soave.

Vicenzella appartiene a questo tipo di teatro, nel quale a tratti palpita la vita e a tratti invece solo un ritmo interiore, una musica segreta dove in parte la verità di snatura, ma non perde di grazia. È la storia di una fanciulla, di una piccola modella che adora un pittore, ne è amata sino allo spasimo, ma lo tradisce, lo lascia perdere perchè il denaro è