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Paggena:Teatro - Aniello Costagliola.djvu/46

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L'AMBIENTE



A Posillipo. Il cortile centrale di un ospizio di ciechi.
Nel fondo del cortile, un ampio verone, che ha l'apertura ad arco e la balaustra di brevi colonne di pietra grezza. Di là dal verone, sul fondo del cielo costellato, si disegnano le vette a sega del piccolo Appennino napoletno. Il paesaggio si avvia in un miracolo di plenilunio.
L'interno del cortile è un'ampia navata concava. Su le pareti laterali, in fuga verso il verone, si aprono le porte pesanti di quattro sale: due a destra, due a sinistra. Qualche porta è aperta. Qualche altra è socchiusa. Qualche altra è chiusa. Al sommo di ciascuna porta, dipinto su pietra lucida, è un numero romano. Su la parete di destra, la porta verso il fondo è segnata col numero I, e quella sul davanti col numero II; su la parete di sinistra, la porta del davanti reca il numero III, e quella del fondo il numero IV. A destra e a sinistra, tra porta e porta, l'imboccatura di due corridoi interni. Nel mezzo del cortile centrale, attaccata all'ultimo anello di una sottile catena di ferro, è una lanterna, pènsile, di forma quadrangolare e con le facce di vetro. La lanterna è a saliscendi; in alto, la catena attraversa il giro di una carrucola, e ha l'altra punta attaccata ad un piòlo, infisso nella parete di sinistra. Sul muro di faccia, a destra del verone, un enorme e annerito Crocefisso di legno. Davanti al Cristo scoppietta gli ultimi tremiti una lampada ad olio. Giù, perpendicolarmente alla croce, un inginocchiatoio. Nel cortile, sparsi, due o tre sgabelli di legno.
Vuoto e silenzio. La lanterna è spenta. La penombra invade l'ambiente.
Dal mare, ogni tanto, il lento gorgoglio dell'onda, negl'interstizi della scogliera.