Chesta paggena nun è stata leggiuta.
(L'orologio suona le sei, a lentissimi rintocchi).
Una voce feminile (chiara e argentina, a stesa:) — Iesce sole! Iéee!
Un'altra voce feminile (affiochita dalla lontananza, teneramente:) — Tittariéee!
Una voce fanciullesca (come un'eco gioconda:) — Oi màaaa!...
La voce del caffettiere (preceduta e seguita da un fischio trillante:) — 'O cafettièeee!...
Michele (in tanto, si è allontanato dalla finestra, e ora attraversa, a passi lenti, la camera. Si sofferma, a caso, dinanzi al letto, e si turba visibilmente nel trovare alquanto smosso il posto non occupato da lui, durante la notte. Facilmente impressionabile, si fa scuro in volto, come invaso da un vago sospetto. Conempla la dormiente, con occhi scrutatori. Nota, con crescente inquietudine, i lievi sussulti, il respiro affannoso, il disordine delle vesti di lei. La sua fronte si raggrinza fortemente; pare che egli si sforzi a ricordare, a coordinare avvenimenti non troppo lontani. Medita là, presso il letto, immobile, concentrato, triste).
(Domina il silenzio).
(Domina il silenzio).
Michele (inquieto, mormora, a intervalli, quasi senza accorgersene:) — Vestuta... 'O sopraffiato... E stu lietto... (Lunga pausa. Indi, scrollando le spalle, come volendo scacciare un pensiero fastidioso:) 'O ssòleto!... E chesta è freve!...
(Ancora un lungo silenzio).
(Ancora un lungo silenzio).