Un'ampia camera, all'ultimo piano di un antico palazzo su l'altura dello Scudillo. Ad essa si accede per una scala interna. La porta comune, cui mette capo la scala, è sul davanti, a destra. Sul pianerottolo, invisibile allo spettatore, si apre un usciolino che, per una scaletta di legno, conduce ad un terrazzo soprastante. A sinistra, uno stambugio. Nel mezzo del fondo, una finestra.
Mobilia modestissima. A sinistra, verso il fondo, un vasto letto maritale, di stile barocco, piuttosto alto, con la coperta e i guanciali di tela colorata, a quadroni bianchi e azzurri. Lo spazio tra il letto e il muro di faccia è occupato da un comodino, con su una pipa della lunga cannuccia, un cartoccio di tabacco, un boccale con acqua. Alla parete, in capo al letto, un gran quadro rappresentante la “Sacra Famiglia„. Alle altre pareti, altre immagini di santi e madonne, in vecchie cornici nere o dorate. Nel fondo, a destra, un canterale massiccio, sul quale son due campane di vetro con fiori, e tra queste, una lucida oleografia di San Vincenzo Ferreri. Dinanzi all'effigie sacra, arde la lampada. Su di una tavola, posta di fronte al letto, tra il canterale e la porticina, un antico lume a petrolio, uno specchio con cornice nera, qualche altra pipa, una scatola con fiammiferi. Sotto il letto, un cassone. Cinque sedie: due ai piedi del letto, una presso la tavola, due sul davanti, nel mezzo.
Sono le prime ore di una sera di luglio. La finestra è aperta. Il lume è acceso.
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