Paggena:Nuove poesie e prosa in dialetto materano - Francesco Festa.djvu/44

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Ed ei povero vecchio ! la cuccagna Si gode di far niente, e di Sciamp_agaa Vuotarsi la bottiglia senza spesa ! Povera Chiesa ì E sciamò Pietro: ov’è la primitiva Semplicità che al mondo si fe* viva ? Ov’è quel|a miseria che provai ? Cangiata è assai ! E quel che è peggio, o Pietro, in nome mio Che solo il ben degli uomini desio, Si vedon gli anatemi e le indulgenze Dalle emii >nze. Si lucra sul battesimo e la cresima. E si guadagna ancor sulla quaresima: E poi chi può pagar, per quanto n’odo, Mangia a suo modo. Senti quei corvi neri appollaiati Che urtando van contro gli altrui peccati, Minacciando ruine e distruzioni, Come padroni ! E tutto in nome mio che non so niente, Che felice vorrei tutta la gente; Ma lor farò veder che non son schiavo: E Pietro; Bravo ! E questi re, che cinti di splendore Van gridando: siam unti dal Signoro: Darò lor l’unto come si conviene: E Pietro: Bene! Vantan diri itti ed io non ne so nulla, Eguali li creai fin dalla culla; E son re perchè gli altri son balordi: Pietro raccordi!