- D.a Ang.
Tic-tac: io purzì sento
Mmiezo o pietto fa sto core,
Songhe sghizze de l’ammere
Che me fanno spantecà —
Senza gallo la gallina
Ova sciacque te po fa.
- Lui.
Io mme l’aggio ncaparrato,
È talluto e auto a cuollo,
Non è gnemme, friddo o muollo,
Ma se sape friccecà.
- Tutte.
Ebbiva Madama Saveria!
D.a Sav. Sì, evviva.... sempe aunite, ma lungi gli uomini dal nostro sesso cremoso. Ah! si fossero tutte le ffemmene de lo stesso mio pensiere, vorrei far nascere una idrofobia ominesca, che sarria na maraviglia. Ma pe disgrazia mia, mmiezo a mille ne trovo una, e per lo più vecchia, la quale, non aspirando più ai dritti di proprietà, si mette nel corpo degli invalidi. Pacienzia! ma chi sa che sola non mi prenderò la rivincita!
D. Con. Eh, Madama, la cosa è molto difficile: il nostro sesso è troppo debole alle loro attrattive, e doppo che una fosse na fortezza insormontabile, deve venire forzosamente alla capitolazione, si nò sì presa per assalto addirittura.
D.a Sav. E accossì succedette a me poverella!
D. Ang. Ma, Madama mia, a voi non è troppo perdonabile. Voi avevate avuta la prima sconfitta dal vostro defunto marito, e dopo un anno invece di fortificarvi ve fate dare la seconda scalata.... quest’ è effetto di poca esperienza.