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Paggena:Miseria e nobiltà.djvu/35

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miseria e nobiltà

Fel. (E che me ne preme a me!)
Pasc.Che signoroni!... Era na dama!.. Dunque?.. che v’aggio da servi, che vo’ dicere sta visita?
Eug. Si tratta di un gran favore, che solamente voi e vostra moglie mi potete fare.
Pasc.Io, e mia moglie? (Feliciè, chisto vulesse qualche cosa de denaro?)
Fel. (E s’è diretto bene!)
Pasc.Parlate! (un momento di titubanza da parte di Eugenio) No, marchesi’, putite parla liberamente. Felice più che amico è un fratello.
Eug. Posso fidarmi? (dà la mano a Felice).
Fel. Fidatevi pure. (Io nun me fido cchiù, tanto de la famma!)
Eug. Dovete sapere che io amo pazzamente la figlia di un certo Gaetano Semmolone, detto Fritto misto, perchè è stato cuoco fino a tre anni fa. Poi ereditò tutt i beni del suo padrone, e oggi si fa dare l’eccellenza e vuol fare il nobile, mentre non sa nè leggere, nè scrivere. Tiene un angelo di figlia, alla quale fin da bambina fece studiare il ballo, ed ora è scritturata al S. Carlo come prima ballerina. Essa però non è contenta del suo stato attuale, mi ama veramente, vorrebbe esser mia...
Pasc.E il padre si oppone?
Fel. Il padre è streppone?
Pasc.Il padre si oppone!
Fel. Ah, io aveva capito il padre è streppone.
Eug. No, ecco qua, vi dirò: il padre vuole maritarla, ma dice che deve sposare un nobile.
Pasc.E buie nun site nobile?