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Paggena:Del dialetto napoletano - Ferdinando Galliani (1789).djvu/98

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NAPOLETANO
fu chillo dello[1] ’mbelloso inforrato di varo: non sacco, se te s’arrecorda, qual isso buoglio dicere eo. E Ja. Squarcione portao la tuorcia allumata chiena chiena de carline[2]; e forononci     chillo de Cambelloto inforrato de varo: non saccio se te s’arrecorda da qualisso voglio dicere io.E Ja. Squarcione portao la torcia allumata chiena chiena de carline, e foronci
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    denza di commercio. Sotto quella Regina Giovanna I. allorché nel 1343. fuvvi una gran tempesta descritta dal Petrarca, e poi da Angelo di Costanzo, perirono nel porto di Napoli tre galee, che erano venute da Cipro, e stavano sul punto di tornarvi, e nel 1372. arrivò in Napoli lo stesso Re di Cipro, e fu dalla suddetta Regina a lui congiunta di sangue, di nazione, e di alleanza amorevolmente accolto. Sicché dal lavorarsi forse sì fatta flotta di seta in Cipro, paese abbondantissimo di ottime sete, potè formarsi la voce Ciprese. L’uso conservato fino al dì d’oggi è, che quello cotriello, in cui si mandano i bambini ravvolti a battezzare, sia ricchissimo, onde è che alla gente povera gli fornisce la stessa levatrice, che ne tiene a tal effetto de’ superbamente ricamati, e gallonati.

  1. Dello ’maelloso. Non formando alcun senso sì fatte voci, le crediamo error di copisti, e che debba leggersi de Cambelloto.
  2. Chiena de carline. In que’ secoli di fervorosa divozione per render più preziosi i cerei offerti alle Chiese si solevano arricchire con

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