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Paggena:Del dialetto napoletano - Ferdinando Galliani (1789).djvu/93

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DIALETTO


una epistola stata finora quasi indiscifrabile agli stessi nostri nazionali.

Ad Francisco delli Barde.

Secondo si legge nell’edizione di Firenze del 1723. per Tartini, e Franchi in 4.

Faccimote adunqua, caro fratiello, a saperi, cha lo primo juorno de sto mese de Deciembro Machinti filiao, e appe uno[1] biello figlio masculo, cha Dio nce lo garde, e li dea[2] bita a tiempo, e a biegli an-.

    Correzione secondo l’ortografia, e la vera lingua di quel tempo.

Facimote adunqua, caro fratiello, a sapere, cha lo primo juorno de sto mese de Decembro Macchinti filliao e appe uno bello figlio mascolo, cha Dio nce lo guarde, e le dia vita a tiempo, e a bell’arme. E per

ni.

  1. Biello. L’analogia indulse in errore il Boccaccio. I Napoletani dicono cappiello, aniello, cerviello etc. per Cappello, Anello, Cervello; dunque credette, che dicessero biello per bello, e s’ingannò. Ha replicato fino a tre volte quest’abbaglio nell’atto, che due altre volte in quella lettera ha detto bello senza errare.
  2. Bita. Ancorchè i Napoletani permutino spessissimo l'u in b, come abbiam più volte detto di sopra; ciò si fa però in certi casi soli, e con certe regole, contro le quali ha peccato