quella del Cortese. Negli autori, che sono comparsi dopo, taluno, come il Lombardo, ha seguita l’ortografia del Fasano; gli editori delle poesie del Capasso han seguita una ortografia mezzana, ed incerta.
Questa parte adunque a parer nostro merita la maggior riforma, se si vuol rimetter in pregio il nostro dialetto.
Veniamo ad indicarne i principali difetti, e il nostro sentimento su quella ortografia, che converrebbe adottare.
Primieramente nelle voci, che mutano le sillabe Italiane fia, fio, fiu in scia, scio, sciù, venne in sella al Basile, ed al Cortese di scriverle shia, shio, shiu, e quindi scrissero shiato, shiore, shioshiare. Questo accozzamento strano del s al h venne a noi dallo Spagnolismo allor regnante giacchè l’ortografia di quella lingua usa assai l'h, e sempre per indicare il raddolcimento di qualche consonante. Ma il genio dell’ortografia Italiana ripugna a quello; onde è che qualunque Italiano vedrà scritta quella parola shiato, non comprenderà, che egli deve leggerla, come se fosse scritta sciato, col solo avvertimento di pronunziar lo sc con qualche dolcezza. Noi crediamo, degna di abolirsi in tutto, come fecero il Fasano, e il Lombardo, quella maniera strana di scrivere, e ridurla al consueto sc, che benissimo esprime il suono.
II. A quasi tutte le parole il Fasano, imitato dal Lombardo, raddoppia la prima consonante. Il Lombardo per esempio scrive ccà bbedive na ciuccia &c. Llà trovavi no ciuccio, cche cchiammammo &c. Che capriccio strano sia stato
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