Il dilungarsi più sulle regole grammaticali non farebbe esente dalla taccia d’una nojosa affettazione, e insipida caricatura. Se l’amor della patria non ci fa travedere, la conoscenza della lingua generale Italiana è bastantissima alla piena intelligenza d’un dialetto, che pochissimo in sustanza se ne discosta, tolta l’esteriore apparenza della diversa pronunzia, e della leggiera alterazione, che dà a quali tutte le parole.
DELLA SINTASSI.
S Ulla sintassi poco o nulla abbiam che dire, non distinguendosi dalla comune Italiana; nè altra è a parer nostro l’essenziale differenza tra i dialetti, e le lingue, se non che per quanto diverse, e appartenememente difficili possan parer le parole di due favelle, qualora la sintassi è la stessa, non mai si debbon riguardare come lingue diverse, ma l’uno si deve dir dialetto dell’altra. Se poi la sintassi è diversa, allora si dichiarano per lingue diverse, e dipinte quantunque abbiano o fratellanza, o derivazione l’una dall’altra. Or il Napoletano non ha punto diversità di sintassi dal comune italiano. Solo vi si osserva, che ama la corruzione più naturale: abborrisce dalle contorte costruzioni de’ periodi, che piacquero ai Latini, e che i dotti Italiani fecero ne’ secoli della rinascenza delle lettere entrar quali per forza nel sublime aulico letterato Italiano, e spezialmente nella poesia.
Merita anche riflessione, che non fono certamente i Napoletani nè i più loquaci, nè i più
fa-