neralissima, che la seconda persona del singolare del presente, dell’imperativo, e del soggiuntivo, e dell’ottativo, che nell’Italiano terminano in i, nel nostro dialetto pigliano la terminazione in e; ma d’un e muta, e tanto chiusa, e ristretta, che quasi non si distingue, se sia un e, o un i. L’Italiano dice io amo, tu ami, quello ama, ed il Napoletano dice io amo, tu ame, chillo ama. Parimente dice tu amave per amavi; tu amarrisse per tu ameresti; tu amarraje per tu amerai. In somma non vi è in nessun verbo del dialetto verun tempo, o perfona, che abbia la desinenza in i. Ma meglio s’intenderà con mettere per disteso la conjugazione d’un qualche verbo, non men che quella degli ausiliarj necessaria alla coniugazione di tutti gli altri.
Amare[1].
Pres. | I
O amo, tu ame, chillo ama. Nuje amammo, vuje amate, chille amano. |
Imp. | Io amavo, amave, amava. |
Ama-
- ↑ Coloro, che fanno consistere nella laida caricatura tutta la bellezza del nostro dialetto, affettano pronunziare, e scrivere con due mm questo verbo, quasicchè i Napoletani mettessero più forza ne’ loro amori ammando, e non amando. Ma noi ci conteremo d’amare il nostro Dialetto, e lasceremo ad altri l’ammare la propria caricatura.