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Paggena:Del dialetto napoletano - Ferdinando Galliani (1789).djvu/118

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NAPOLETANO

visioni sola dil quale Cavallo le infirmiate s’haviano rimedio di sanità: il quale Cavallo li Miniscarchi de la Cità de Napoli havendo di ciò grande dolore, che non haviano guadagno a le cure de li Cavalli infirmi, si andaro una notte, et perfurarolo in ventre, da pò dil quale percussione, et roctura, il


di-


    di Nerone eretta da’ Napoletani a questo Imperatore, che tanto si deliziò nella Campania Felice, che poi o per ingiuria del tempo, o piuttosto per odiosità del nome di così sciagurato Principe buttata giù giacque molti secoli a piedi del suo piedistallo in quel luogo, ove oggi è la piccola piazza laterale al Duomo, nella quale evvi eretta un’antica colonna guastata da lussureggianti ornamenti dal Cavalier Cosimo Fanzaga. La favoletta de’ maniscalchi, che per distrugger l’incantesimo l’avessero rotta, è una copia di quell’altra pur nostra favola, che i medici della Scuola Salernitana avessero rotte lo iscrìzioni de’ bagni di Baja, mediante le quali ogni malato leggeva l’efficacia de’ bagni, gli prendeva, e risparmiava di pagar il medico. I preziosi frantumi di tanto metallo invogliarono Carlo I., che edificò l’attuale nostro Duomo, e vi fece il Campanilé, a servirsene per le campane, e così risparmiar la compra d’altro bronzo. Pare che sia stato una spezie di fato di espiazione, che il metallo delle statue del primo persecutor de’ Cristiani abbia per forte servito ad usi sacri cristiani. Anche a dì nostri molto metallo della quadriga di Nerone schiaccia-

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