Russ. (’ndranghete !)
P. M. (ghigna e si stropiccia le mani).
Pres. (malcontento). Bah, e allora dichiaro chiuso il...
Russ. Un momento sig. Presidente, uomo, avvocato rappprasentante della nazione io non posso non protestare contro lo scempio che qui si fa del diritto umano.
Nenn. (sottovoce vicino a Russo). Bravo, bravo...
P. M. Ma onorevole, che intende Lei di fare?
Russ. (forte). Il mio dovere, nè sto quì per ricevere lezioni da chi che sia.
Ret. Guè, me piace ’o vicchiotto !
Nen. (carezza la mano di Russo).
Russ. Quando l’uno fa della sacra toga del giudice giacchetto da carnefice, quando l’ altro abbandona frettoloso quello della difesa e scappa, io sacerdote della Giustizia mi ergo giudice e censore e grido che qui si calpesta l’umanità in nome della legge...
Pres. Ma, Commendatore, io non posso consentire...
Russ. Che cosa, Eccellenza ? Nou ci conosciamo da oggi. Ci conoscemmo fanciulli, giovanetti. Federico, tu, m’intendi come io t’intendo. Ti manca la forma! Parte lesa chiedo la parola... (Ti farai complice di questo delitto morale?)
Pres. (Dopo breve esitazione) La parola alla parte lesa.
Russ. Grazie, signor Presidente. (Un silenzio, i giurati siedono). Giurati, giurati pochi minuti vi chiedo. Pochi è passato al posto della difesa ). Qui non è questione di legge è questioni di anima. Smettiamo il linguaggio sonoro da Corte di Assisi. Io non sono la difesa. Sono un uomo, siamo tutti uomini, signori giurati. L’egregio P. M. ha fatto persino il becchino per portare qui un piccolo cadavere contro un uomo che ha solo peccato di troppo amore. Vediamo, vediamo: signori giurati, ma che giurati ! Padri che siete chiamati a giudicare un padre, chi di voi non ha trepidato affianco ad una culla? Chi di voi non ha pianto lacrime di sangue su una piccola mano