zato e hbestuto! tu è visto ancora chino ’ che s’ ha dda sposa sta D.a Gertrura?
Chia. N’ aggio ntiso parla, ma non aggio afr cora canosciuto lo...
Tom. Lo vi cca isso ncarna e ossa. (indica Leontino)
Chia. Gaò?
Leo. (tra sè) (Questa è graziosa!)
Tom. Comme po essere che D. Filiberto nce faceva 1’ ammore: sì cchiccho, sì o nò?
Chia. (a Leo.) E ppuozz’ a#è na funa ncannal comme: te vaje a nzorà e non paghe primma li diebete)
Leo. (con tuono)Ehilà! bifolco, misura gli accenti, e rifletti che sei alla presenza d’ un cavaliere; D. Filiberto, pagherete voi alla sorella di questo miserabile la somma di carlini sei.
Fili. Va bene.
Leo. Che rispondi ora? uomo dell’Orizzonte!
Chia. (convinto) Non c’è ppeggro che avè tuorto: aggiate pacienza... ma la siè Àgata ch’è benuia a ppigliarse lo ppane...
Leo. Agata la mia domestica, ebbene, non ti ha mai informato delle mie ricchezze?
Ruo. A cchi? chella non dice li fette suoje manco a lo patre che 1l’ ha fatto: non s’è ppotuto appura da lo vicinato vuje che bonora de razza site.
Leo. (con gravità) Ebbene adesso che ne sei slato informato, inchinati, levati il cappello e rifletti che parli con uno che può comprai; te e tutta la tua miserabile schiatta. Andiamo amabilissimo cognatrno. (si pone con disinvoltura sotto al braccio di Filiberto e viano accompagnati da Tommaso)
Chia. Auh! comme’nce ncannammo alomunno!