S C E N A V.
Alessio e detti, quindi Pulcinelli..
Ales. [frettoloso ) Annibale, la vettura è pronta, andiamo subito.
Ann. Pulcinella è giunto da Nocera?
Ale. Come! colui non è qui? siamo a due ore di notte 1
PuL ( chiama dal di dentro. ) Sì patrò?
Ann. Eccolo, io vado dentro per licenziarmi no* vellamente, e sono ai vostri cenni. ( entra )
Ale. Annibaie partecipa anche le mie scuse.... Mia cara Rosina, io non posso trattenermi.
Ros< Lo ssaccio, lo ssaccio... ah! partenza amara! (entra)
Puh (Cj s. ) Sì patrò, tu addò staje?
Ale. Qua, qua, non montare al, piano superiore, la nostra casa è chiusa, siamo qui, siamo tjui.
PuL Nce stanno’gente Uoco ddinto?
Ale. Entra qui, ti dicol \
Pul. ( mettendo al di fuori la sola testa ) Lloco se fa lo sposalizio^ io non pozzo trasi si non me metto ngala..,
Ale. Avanti, ( Pulcinella si presenta ) Perchè sei giuntò à quest’ora in Napoli?
Pul. Eh! quanno perdite a mme, perdite tutto a sto munno! nnr ha jetlata polvere sta faccia; n’ haoùo jettato so du re ste scarpe pe ccausa ’ vosta: nientemeno, so bbenuto a ppede da Nocera a Nnapole: vi. eh’ è speciuso sa!
Ale. A piedi! io ti consegnai 18 carlipi per la strada ferrata, e pel pranzo.
Pul. Che v’ aggio da risponnere mo quanno facite
li ccose a spaccastròmmole; a cche ora m’a-