quella femina $ mercante de bommacia, e ttutta la mercanzia la porta nel suo’Corzè.
Luc. Nel suo coreè?
Ott. Già, il ’corzè è ttutto imbottonato di’ bommacia, e così si uguaglia il bacante e l’escrescente. /
pep. Ab’, ab, ah! bona ebesta!
Ott. (guardando Pep. sott’ occhio e con interesse dice tra sè) (Vìcomna’ è acconcia sta guagliona: veramente ha dell’ ingellep-patol)
Luc. (osservando Ottapio dicetra sè) (Ch’aggio da fa?) Nè, Don?., vuje guardate a ta i festa, o?.. Oit. Guardo... gaardo i portenti della naturalità: la sorella del piperno di casal e molto ingarbata, e se il mio frontespizio non vi dispiacesse, io., non so se mi percepite..Luc. (con significato) Vi percepisco io, e ve prego de irve assetta e.lleggere lo giornate^
Ott. (alquanto risentito) No, non v’ inceppiate, «gnorina, non è un delitto il dire che questa signora è una bella rigazza, e... non so se,mi percepite...
Luc. V’ ho percepito io, e gghiàteve assetta.
Ott. Quando ridete fifa l’altro arete una magica incavatura nelle vostre mascelle, chtf... basta, mi percepirete (odesi suonare dirimpetto ’tn walzer)
Pep. Vedimmo, vedimmo-sto valzero (osserva c. s. dalla finestra e si sorprende) Scasata me! gnor8Ì no’ me nganno... Luci, chillo non è ffrateto Pulicenella?
Luc. (c. s.) Uh! si, sì: porta la peruccp e no bello vestito dcuoIIo.
Pep. Ah nfame„ briccone! abballa co na signora chiatta chiatta,