Giac. Ma non serve...
Fili. Assolutamente lo esigo.
Giac. Bene, per ubbidirvi, (lo accetta e lo conserva in tasca)
Fili. Sapete già che questa sera andremo a diporto con tutta la-conversazione?
Giac. Dovesse è lecito?
Fili. In una cantina nobile; nella Siciliana.
Giac. Anch’ Elisa?
Fili. Vi pare!
Giac. (tra sè) (VQglio conoscere con questa occasione. chi è stato colui che mi ha rapito il suo cuore.) D. Filinto, vi saluto...
Fili. Mille complimenti, e mille ringraziamenti. (lo accompagna alla porta e Giacinto si allontana)
Panu. (facendosiavanti) Ora mme potarrisseve... Fili. Amico voi mi fate buttare dal baleonef.. basta pèr carità.
SCENA VII.
Pulcinella e detti,.
Pul. D. Fili?..;
Fili. Oh! Pulcinella, sei ritornato in,casa?
Pul. Gqèrnò: so nomato sulo pe mme licenzia da vuje, e ppe ve dicere che scusate $i v’aggio fatto quacche mancapza;mo nce vo,9)’era accossì affibbiato co buje, lò padróne mme n’ha cracciato. (quasipiàngendo)
Fili. No > nou piangere., ’ ’ /;
Panu. Stàrraje a spasso?.
Pul. Gnernò, stanco a la cantina,Siciliana pe ggiovene, e ssinò. pce starria, pure no soi$eUaro che mm’ Ua c.ercato p’arrefreddà 1§ neve. ’