(Casimiro vitoi’na alla precedente finzione)
SCENA II..
Leonilda Lucretia e detti
Leo. (salutando con finta giovialità) Mansiè Sciar; Monsiè Fatvar, (I due corrispondono) Madan’..,.
Leo. Monsiè Sciar, sapete già che; a, richiesta della famiglia e di quatefre sìgBore.che do vrà qui giugere...
Cas. (tra sè) (Ossia, il giudice)
Leo. Voi dovrete compiacervi di dare an saggio colle vostre belve nella slama « pian terreno?
Cas. (con vivacità) È M più pregevole! invito che possiate far/nL,...(sì, andiamo; io questo momento.
Leo. (sorpresa dics tra sè > (Accetta l’invito con tanta franchezza!, ei fos?e ingannata mio suocero?)
Mon. Quà madamina, (offrendole, il braefrìo) vogliamo ridere,molto degli scoerai che farà lo Sciar.
Cas. Oh si, si, molto, molto, (viano),
Luxy. (tra sè) (Noa aggio potuta cchiù bedè chillo cancaro de Io baroncino.) (via appresso),
SCENA III..7 \ "
Sala terrenaNel fondai in prospetta.tre gabbie, quella di mèzzo pia, grande è o<m un