Lui. (ad Eme.} E voi sostenete?..
Ern. Cbe questo signore stia meglio di voi e di me.
Oro. Uh! uh! tu eomnie faje iò miedeco, corame può negare T evidenza!..
Ern. D. Oronzio zittita, non siete nel caso voi di prender parola su ciò r ditemi signor Tricchitra... ec. qual’è là malattia del signor Pangràzio?
Lui. (sottovoce) (Pulcinella che ti pare? quale malattia può essere?)
Pul. (Lopa. Tene lo naso appezzùto.)
Ern. E così? se pur vi aggrada, rispondetemi sull’oggetto.
Lui. (con pieno ardimento) Signore. Per principiò assoluto, nelle mie cure non do conto nè a modici, nè a parenti, nè allo stesso ammollato. La meraviglia de’ miei semplici e valenti rimedi si conosce con l’effetto rapido e vantaggioso, non già colle preparazioni verbali e riceite complicatissime, le quali servono a snervare gl’interessi della famigliala prolungar la malattia, ed in fine a confondere lo stato delFegrotante e far sì che si disperi della sua vita.
Pul. Benissimo! Ars brevjs vita longus.
Ern. (fremendo) Ars longa vita brevis.
Pul. E la memiscios.
Ern. E voi, inettissimo segretista, vi arrogate il dritto di....
Lui. Oh! volete che vel dica bello e chiaro?.. Voi altri medici siete nemici dei segretisti perchè ignorate alcuni rimedi da noi praticati che hanno del sublime. Potete negare che un par mio spaccia portentosi suf-