Paggena:Altavilla - D. Ciccillo a la fanfarra.djvu/45

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POLCUÙU.A ijarfl IpRatCO.

y»«/. (nel?-uscire vede che il padrone è sor? preso da Gennaro e dice tra sè) (Oh ccancarol lo guappo fa mettere paura alo pàtroòe jtyio?) (si fa avanti con mentito coraggio) Eilà!... cca starnino nujé pe rrompere li braccia... ti eri: (sommésso) Oli caro amice. (baciandolo)

Car. (Nientemeno! è un vigliacco!... (drizzane dosi * lo afferra J Ab! knbe^Kle mascalzone ^... e tu bai ardito di ' sopraffammi ere? dendomi un vile! ip voglio annientarti, smidollarti,. polverizzarli

Gen. (avvilito) Perdonate,aggfatepae^enza.f. par. Che pazienza (in tuono esagerante) abbassa gli occhi... non guardarmi...qui vigono uomini imperterriti che non curano' la vita... (passeggiando con sussiego)

Err. (comparisele dallo stanzino) Mersj Moa' sieur Ciccil, mera monsieur Pulisin! Mi avete fatto conoscere quanto vàie il coraggio di quest’Tiomó. (indica Gennaro) ALlóns! (panando unq stile) preparami la pancia / -perche voglio scucirla' é vedere dove trovasi la paura che ti predomina. (ip atto di férir Gennaro •) far. (atterrito) ' PiStiQ " signore, qHesta è casa mia, non é teatro anatomicoGen. (piano ad Errico) Monza, vnje che ffa* cite?),

Err. (simitmertte) (É uno scherzo.) Voglio ver der questa meraviglia.