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Paggena:Altavilla - D. Ciccillo a la fanfarra.djvu/25

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«nalucco; al mio paese vi, sono cavoli tan lo grossi, che ano solo basta per la mensa di un intero reggimento.

Car. Ceu un vaiolo si dà praùzo ad un reggimento 1

Pul. LI’ ha ditto pe mme mpapocchià. Siente io che rrisposta H’ aggio data: « Là sentasi* goor mio.. In Napoli 8* è fTatto no Caudarone tanto futo, che ppe se vedè lo funno

. s!ha dda scenoere pe ria scala fatta a ccartcà. —-E pepehè serve sto caldaron? —' Pe nee cocenà lo carolo eh’ è-nalo a lo paese tujo. «»

Car. Benissitnol date sempre un'analoga risposta. fui. Già. Cornai’ ha fatto ci' antóco 4qjo che ha ri* spuosto a la canzona de D, €iccillo a la fanfarra. Eccola cca. •(gliela mostra) £ar. Bravo. (nel punto di leggerla, seno sorprissi da un numero di persone basse, intente a burlare entrambi. Tramesti av vi un Villano che porta una lettera)

La turba. Eh! eh! D. Cicei, jate a la fanfarraI

Car. Pulcinella, fuggiamo. *;

Pul. Ah mmafcmoUe!...(per prendere le pietre) A2ar. No, fermati, fuggiamo.

Villano. Signè sta lettera...

. (Cariino e Pulcinèlla jùggono credendolo ancora uno degl'insultanti: la gentaglia circonda il villano dicendo, D. Cicci jote a laJtoitfarra, ed in similguisa spanscono)