Mon.) (si conducono di bel nuove Amami) E
Ant.) così?
Pul. Avite 'da sapè che cchille ehe sso benute... (c. s.) Veneno gente, commigliàteve, commigliàteve. (c. s.)
Pop. (presentandosi con lestezza) Pulicenè, lassa sta li llimonate è fra veni ammantecate.
Pul. E la manteca? (indica il danaro)
Pop. Ih 1 nuje stammo Uà. Lara f larà, larà. (entra ballando)
Pul. E io sto cca. Larà, larà, larà. (imitandola: ai due ché compariscono novellamente) Avite da sapè che cchille che sso benute... - uh! veneno gente.. commigliàteve, commigliàteve. (<?. «.)
Err. (si conduce dalla dritta e gli dice con tutto interesse) Pulicenè, làssale schiattà, non t’incarica ne de li llimonate, nè de l’ammantecate; si se vonno defrescà Iozezzeniello, dinto a la cucina ncè no cofenatnrò d'acqua- (entra)
Ant. Ecco il controveleno.
Pul. Oh! mo vépozzo dicere...
Mon. Mon devi dir nulla: ora è il momento d'usare maggiore attività. Corri tfeiitro, sii vigilante, ed al nostro ritorno dirai tutto... ecco ti piò monete.
Pul. Oh cehe bella cosa! aggio fatt’osse... Larà, larà, larà. (entra ballando)
Mon. Amico,qui è duopo smentirli. Io conosco ramante di... benissimo!comparirà prima lei... poi il...ottimo, bisottimo! vi assicuro che il divertimentosarà completo,e questa graziosa avventura dovrà essere oggetto di riso per gli associati del Cicerone^) della graziosi*simafarfalla. (vimo),
Fine dell' atto terzo.