Paggena:'E guarattelle.djvu/12

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Rusidda, sotto un diverso nome d’autore e con una lieve modificazione nell’ultima scena. Alle mie vive proteste, egli finse di cadere dalle nuvole, e alfine mi fece scrivere dal suo segretario Cecchini: « Il cav. Grasso mi incarica di dirle che per lui è un vero piacere che la Rusidda sia Sua, e d’ora in avanti sarà messo il suo nome sul manifesto. » Cosa che — inutile dirle — non fece mai, rappresentando Rusidda a Roma e in altre città d’Italia.

Ecco, adunque, una serie di eventi, che finiscono con l’indebolire anche il carattere più forte, con l’offuscare anche la più limpida intelligenza. E’ una oscura, fosca congiura di varii elementi che tolgono la fede, fiaccano l’entusiasmo, annebbiano lo spirito che dispera di attingere la mèta del sogno incessantemente sognato. Anche il poeta della passione, Salvatore di Giacomo, à trovato nei miei drammi, a proposito di Notte, della passione: « Il vostro piccolo dramma è davvero pieno di passione e di tragicità; mi è tanto piaciuto. »

Ma che vale l’ardore, il sentimento, la costanza, se appare inevitabile la vanità d’ogni proprio impeto intellettivo?

Perdoni, illustre Maestro, ed Amico, questo sfogo, che, a lungo contenuto nell’anima dolorante nello sconforto, erompe ora, con un fremito di ribellione. Nulla pare che debba mutarsi ancora, nei cieli del futuro, ed ogni giorno si rivive la stessa vita, solinga vita, tormentata all’inutile sforzo. Ma in fondo all’anima — forse ingenua, forse accesa da una speranza estrema – fiorisce senza posa 1’ardore della creazione, e 1’onta