ATTO UNICO
Preludio
Tela. La scena.
Il molo detto dell’«Immacolatella» nel porto di Napoli. Alla banchina, a sinistra, è fermo il transatlantico «Washington», in partenza per l’Argentina. A destra, il casamento della Dogana, lungo il quale un giovane doganiere passeggia, col fucile a tracolla. All’estremità della passerella che dallo scalo marittimo immette nel piroscafo, un marinaio di bordo tira da mare secchi d’acqua che va gettando nel boccaporto. Sulla destra, Pascale, vecchio venditore di pane e stoccafisso, con cesto e tegame ramato su uno scaldino acceso. Accanto a lui, un facchino del porto: pezzo d’uomo dalle larghe spalle, che fuma la pipa. È una sera autunnale.
Il marinaio (canticchia una nenia d’amore siciliana)
Pascale (ammirando il transatlantico sfolgorante di luci, sulla cui tolda si va svolgendo il traffico di bordo) — Mamma mia! È nu palazzo ’e casa ca cammina pe’ copp’’a il’acqua[5]!
Il facchino (con Varia di chi la sa lunga) — Eh! E ce stanno pure ’e cchiù gruosse! (Pausa) Piglia ’e vapure d’ ’a «Vuait star laine», (Vuol dire della «White Star Line») so’ sei vote a chisto!
Pascale — Gesù! Gesù! Gesù! Dove è arrivata la mente umana! A costruì’ nu casatiello[6] ’e chiste, e a farlo andare avanti e indietro, da un posto all’altro del mondo, con la semplicità ’e uno ca dice: «Vaco nu mumento areto ’o vico[7], faccio nu servizio urgente, e torno».
Il facchino (ridendo) - Pasca’, Pasca’, che paragone vaie facenno?
- ↑ picciuttedda: giovinetta.
- ↑ ’a talia: le parla.
- ↑ occhi a pampineddi: occhi languidi e socchiusi (Mor.).
- ↑ m’arriria: mi sorrideva.
- ↑ pe’ copp’’a ll’acqua: sull’acqua.
- ↑ casatiello: ciambella di pasta con uova e strutto, rituale a Pasqua; in questo caso l’espressione è riferita alla considerevole grandezza e peso del piroscafo.
- ↑ areto ’o vico: dietro il vicolo.