Paggena:Pulcinella duellista notturno - F.lli De Martino.djvu/16

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Alf.  Come!Eleo. Che sento!

Col.  Oh maramè!

Gio.  E bene, giacchè il mio servitore mi ha scoverto, sí, sappiatelo pure, io sono D. Giovanni d’Alverado, questi è Pulcinella il mio servitore, da me fatto fìngere la mia persona per ispiare i passi di Eleonora.

Alf.  Ah D. Giovanni voi.

Gio.  Volete tornare al duello?

Lop.  No D. Giovanni, se mi perdonate.

Alf.  Si perdonarvi egli deve, l’avervi ucciso un fratello non fu che una disgrazia. D. Giovanni voi sposate mia figlia, D. Lopez darà la mano a vostra sorella.

Gio.  Ma come se mia sorella non si trova.

Alf.  Ella è in casa mia, ci venne ieri appunto.

Gio.  Quando dunque è cosi, non mi resta che domandare all’amabile Eleonora se ella mi vuole.

Eleo. Sì, a voi ero inclinata, non già a quello brutto babbuino del vostro servo.

Pul.  Mille grazie.

Col.  Ma chisto mo è no trarimento. Vuie m’avite prummiso.

Gio.  Io ti promisi che quando D. Giovanni sposava D. Eleonora, tu avresti sposato Pulcinella. D. Giovanni son io, questi é Pulcinella, diamoci dunque le mani.

Col.  Ch’aggio da fa, m’arremmedio.

Alf.  Via datevi le mani.

Eleo. Eccola caro sposo.

Gio.  Ed ecco la mia,

Pul.  Stienneme sta granfa.

Col.  Teccotella marito mio aggarbato.

Alf.  Orsù, un lauto pranzo solennizzerà questi sponsali. Si dia bando alla mestizia, e si gioisca in seno alla pace ed alla più perfetta felicità.

FINE