Paggena:Poesie motti e pensieri.djvu/11

'A Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Chesta paggena è stata leggiuta du' vote e mo è fernuta.

e di nessuna donna. Leggo e comprendo e mi spiego, ahimè, una delle più amare verità, che nè gli anni, nè l’esperienza del mondo e della vita eran valsi a farmi comprendere perfettamente: questa, che le bestie sono in fondo sempre ed assai migliori degli uomini.

Queste poesiole furono scritte nelle lunghe sere d’inverno, mentre tu, compagno inseparabile, grato e devoto eri accovacciato ai miei piedi. Ed ecco perchè io voglio a te dedicarle. Ma vi è poi un altra ragione; ed è questa: tu non sai nè parlare, nè leggere, nè scrivere. Sarai, quindi, il solo, l’unico che non potrà dirne, nè scriverne male. E, a differenza di molti amici e colleghi carissimi di comune conoscenza, tu non potrai neppur dire o scriver male di me.

La voluttà della maldicenza e dell’invidia, che distingue l’uomo dalle bestie, ti è stata

— 7 —