Pan. Amico caro, io patesco nelle giunture, vuje ogae tlanto me facite no saluto!..andiamo avanti, elio cosa vi occone?
Ste. Bel bello: io già, mi assoggetto a qualunque vostra osservazione, perchè, replico,
• son Piglio della filosofìa.
Pan. lasomma io non posso sapere, quale comando deve darmi il figlio della filosofìa?
Pop. ( tra sè ) ( Vi comme va bello sto ppoco! )
Ste. Rompo il silenzio ed incomincio sempre colla osservazione, che io sou figlio...
Pan. Della filosofia.
Pul. f Me voglio prepara a rridere... )
Ste. Siccome vostra nipote, l’egregia Signora Pappina è bella, ed in età di prendere un consorte, cosi io vengo a proporvi per lei un vantaggiosissimo partito.
Pan. (tra sè) ( Ah! chisto fa lo procuratore matrimoniale, aggio capito! ) Voi dunque siete un professore di...
Ste. Già, professore: anzi tengo, per cosi dire t la curia.
Pul. ( tra sé) ( E qualificata curia, che quanno chiove s’ha dda ritira dinto a no palazzo! )
Pan. lo già vi avea capito.
Sie. Grazio; la mia ciera ve lo addita ì
Pan Perfettissimauiente.
Ste. Ahbenchè non sia una professione tanto lumiuosa. •
Pan. Anzi, è humaosisftigfa, votele dire ^abbeu» ohe non corre troppoperchè nce stanno tanta professori de sto genere. * - *
Ste. St, sì; siamo assai veramente. Or dunque...
Pan. Or dunque, veniamo al quatenus.
Ste. Vedendo vostra nipote; e conoscendo;te yo*> sira intenzione... (siarrestapftr verecondia)