Paggena:Neapolitan poems - Giulio Genoino (sample).djvu/2

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L’ ILLUSTRAZIONE POPOLARE 331

L'ABUZZE JONE DE LA MONTAGNA. 59

Mmaro me 1 60 la Montagna ave sta notte Aperta n’ auta vocca, 6! e cchiù se mperra ; Ll’arvole comm’a ppinole s’agliotte, 63 E cco llave de 6i fuoco arde la terra ;

Te fa le ccase comm’a ppera cotte 65 E a lì stiente deH’uommene 66 fa guerra;

Io porzì tremmo... Vergene 67 Maria,

Sarva tu pe piata la rrobba miai 68

Avea no muorzo de semmenato, 69 Na casarella co strame e Uietto, 70 A Carmenella, che m’ ha perciato Co lì bell’ uocchie lo core mpietto, 71

lo de sposarela avea jurato 7*

B mmo l’ammore juto è nterzetto ! 75 Si sta cagliosa mme jetta a ffunno 74 Che cchiù nce faccio ncopp’a sto munno? — 75

Giulio Genoino.

5» L’Eruzione del Vesuvio. 60 Ahimè! 81 La mon- tagna ha questa notte aperta un’altra bocca. 8! E più s’ir- rita. 83 Inghiotte gli alberi come pillole. 84 E con lave di.... 85 Riduce le case come pere cotte. 86 E agli stenti degli uomini... 67 Io pure tremo. . Vergine... Salva tu per pietà, la roba mia. 49 Avea un tantino di seminato. 70 Una casuccia con strame e letto. 71 Che m’ ha ferito coi begli occhi il core in petto. 72 Io di sposarla avea giurato. 73 E adesso l’amore d andato in fumo ! 74 Se questa nespola mi getta a fondo 75 Che ci fo più a questo mondo?

GIULIO VERNE

AVVENTURE

DEL

CAPITANO HATTERAS

PARTE PRIM^A

TERZA EDIZIONE

Un bei volume di 256 pagine.

li. ».

Dirigere commissioni e vaglia agli editori Fràtelli

TreveSy Via Solferino, N. 11.

L’OLMO E L’EDERA

RACCONTO

DI

ANTON GIULIO BARRILI

XXI.

Io non ho l’animo crudele di uno sgherro o d’un giu- dice del Sant’Ufficio, dal compiacermi a noverare i pa- timenti di Guido in quella brutta giornata. E v’ hanno poi di cotali dolori che non si possono descrivere e che non intende neppur bene colui che li prova; dappoiché essi, per la loro intensità medesima, gli tolgono la co- scienza dell’essere.

Egli fu nella notte, in mezzo al silenzio di ogni cosa creata, che Laurenti cominciò a leggere nella sua ani- ma afflitta, a raccogliere i suoi dolori e ordinarli in forma di pensieri. La mezzanotte era suonata, quando egli, che ancor non era uscito dalla sua camera, sentì

il bisogno di muoversi e di respirare un’ aria manco soffocata di quella. Aperse la finestra, e la brezza not- turna e l’azzurro del cielo stellato, parvero chetargli un tratto lo scompiglio della mente.

Dalla finestra della signora Argellani si scorgeva un po’ di lume che trapelava dalle stecche della persiana.

« Non dorme ancora ; — pensò Laurenti — che fa ella ? Ricorda le gioie della sua bella giornata, rinnova nel suo cuore le fiamme che vi accesero i lunghi sguardi del suo innamorato Percy ! Io ho lavorato per gli altri, mi sono affaticato per gli altri, ho messo per altri il cer- vello a partito.... Gran colpo che ho fatto! gran vitto- ria che ho riportato ! Ma forse non lo avrei fatto, forse non mi sarei affaticato del pari, sapendo che doveva tornarmene questo premio ? 0 si ha da far il bene sola- mente per l’utile che se ne spera? Guido Laurenti sa- rebbe egli diventato un’egoista? »

Mentre egli così pensava il lume si spense nella ca- mera della donna gentile.

« Dormi, dormi, e ti consolino i sogni, le imma- gini leggiadre delle feste a cui torni fidente e serena. Va, dove certo ti aspettano i sogni del tuo Percy; senti la stretta del suo braccio che poderoso ti sostiene, men- tre i vostri piedi si aggirano in cadenza nel vortice della danza e il suo alito infuocato ti bacia i capegli. Egli così tenero non pensava a te, egli non ti faceva ar- gomento de’ suoi sogni, allorquando tu ti spegnevi a poco a poco nella solitudine del tuo dolore. Allora, chi sedeva al tuo capezzale, chi interrogava ansioso le lievi pul- sazioni del tuo cuore, chi persuadeva la vita nell’anima tua, mentre la infondeva nelle membra, chi viveva della tua esistenza e ti faceva partecipe alla sua, era un ignoto, era Guido Laurenti, il quale aveva giurato di restituire i bei colori della salute e della giovinezza al tuo volto e morire egli di poi; imperocché egli ti amava e il cuore gli diceva che, risanata, non avresti più dato il cuore a nessuno.

« Morire! Aveva giurato di morire per lei.... pazzo, tre volte pazzo ! A che terrei la promessa ? a chi dunque ! Si muore, quando non si ardisce dire alla donna salvata: amatemi in ricompensa del benefizio ; l’amore vi ha fatto male, che importa ? tornate a patire per me. Ma questa donna oggi ama un altro; anzi riama 1’ antico. Che altro significa il rinato desiderio delle feste? che altro

il ritorno del Percy ai piedi di lei ? Ed ella che lo com- porta e sorride !...

« Dio santo, avete voi così plasmata di fango la più bella delle vostre creature, ch’ella abbia senza vergogna e senza rimorso da ricader nelle braccia all’uomo che l’ha abbandonata, e ritorna a lei per amore di novità,