SCENA 3.a — Felice e detto.
Fel. Cardillo mio non c’è incute da vendere uè da pegnorare.
Car. li come si fa '!
Fel. Solamente tu puoi aiutarmi. Sul tavolo ho visto la tua zoologia ed il vocabolario vendiamoli e così rime- dieremo.
Car. (injuriato) Ita sta, non parlare più; bastantemente mi ài fatto vendere ; adesso sono seccato e non voglio più vendere niente (invettiva a so fi getto).
Fel. Bravo, credevo che ti saresti prestato pel tuo amico, ma non fa. niente, io non ti forzo a vendere i libri, più tardi verrà Luvisella con le sue compagne non trova il pranzo, si offenderà ne farà consapevole al fratello di questo fatto il quale verrà «ertamente a domandarmi conto della burla che ho fatto alla sorella, io sarò bastonato e por- clic per causa tua, amico porco.
Car. Porco e mezzo anzi tre volte porco, ma i libri non voglio venderli.
Fel. No, non voglio farteli vendere non pregarmi che dico sempre di no.
Car. Chi ti prega I Fel. Adesso vado a vedere meglio se trovo qualche oggetto del mio (via).
SCENA 4.a — Pulcinella con caffè e detto.
Car. (fra sè) Questo affare non può andare più avanti, è impossibile, iu questo modo ridurrò all5 elemosina certamente e per chi per lui ?
Pul. (in voce) Ccà sta o cafò.
Car. Non ne voglio, non ne voglio sapere più di lui.
Pul. Cornine nun ?o vulite 3ì Car. No, no, no, non voglio starci più unito, meglio solo che male accompagnato, solo potrò meglio studiare.
Pul. Allora mo in; ;o bevo io ì Car. Si, e mi fa piacere, perchè così riparerò tutto il tempo perduto per causa sua (vede Pul. )Ah! sei venuto?
Pul. I stongo ccà da tre ore.