Paggena:Circo equestre Sgueglia - Raffaele Viviani - 10 commedie.pdf/5

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ATTO PRIMO


Preludio


A sipario ancora abbassato si ode una voce di donna (Nicolina) intonare un canto a mo’ di stornello, accompagnato da un suono di mandolino e di chitarra. Ad ogni conclusione di frase, risponde un coro di varie voci, che fa da pedale.

Nicolina (canta)
Ragazzo bruno, che mi fai penare,
guarda chi canta, soffre e qui sospira.
Nelle pupille tue mi vo’ mirare:
tu sei la sola cosa che mi attira.

Il coro   Cammino su cammino!
L’allegro saltimbanco
non può sentirsi stanco:
girare è il suo destino!
Passa da feste a fiere:
paesi su paesi;
con i suoi buffi arnesi
peregrinando va.


Prima che il coro abbia termine, la tela si leva sul quadro. Appare un angolo della piazza del Mercato, dove ha messo le sue tende il «Circo Equestre Sgueglia». A sinistra la «carovana» praticabile della famiglia di Don Cicciò, il proprietario, a cui si accede a mezzo di una breve scaletta (sul davanti, al lato sinistro) la quale raggiunge una specie di terrazzino, sormontato da una tenda e sul quale s’affaccia la porticina della «carovana» stessa. La facciata del circo è in fondo; facciata che limita l’alto «sciapittó»[1], ad ombrello, innalzato con albero centrale e disteso con corde esterne fissate a terra. Sul davanti della facciata, due scalini di legno grezzo portano all’ingresso, dove, sopra una pedana alta mezzo metro, v’è un vecchio mobile che funge da «bureau». Ai due lati dell’ingresso, rozze litografie, raffiguranti ritratti di cavallerizze, caricature di clown. In alto, scritta a caratteri cubitali colorati, la dicitura: «Gran circo equestre». A destra, una seconda «carovana», anch’essa praticabile ed alla quale si accede, sempre a mezzo di una breve scaletta. A questo lato, in terra, una pentola è stata messa a bollire sopra una latta di ben-

  1. «sciapittó»: parola di gergo che indica la tenda di copertura del luogo dove si dà spettacolo.