Paggena:È buscia o è verità.djvu/6

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fu colto da una malattia che in due mesi lo trasportò nei più. Allora si disse, questo matrimonio si farà dopo il lutto, e così é stato; ma però questa volta D. Bartolomeo, il mio prossimo suocero, pare che avesse tutta l’intenzione di non combinare niente.

Giul. Come?

Fel. E già, perché mi fa delle cose che non mi dovrebbe fare, io mi ci son preso collera, parola mia d’onore.

Giul. Ma che vi ha fatto?

Fel. Dovete sapere che io quando era piccolo teneva il vizio di dire qualche bugia, vizio che tengono tutti i ragazzi fino allo sviluppo. Adesso regolarmente me l’ho levato in tutto e per tutto, parola mia d’onore. Ebbene indovinate che lettera ricevo ieri sera da D. Bartolomeo? Ah, per fortuna la tengo qui… Sentite un poco. (apre la lettera e legge) «Carissimo Feliciello. Domani 18 luglio senza meno saremo da te io e Amalia onde combinare definitivamente il tutto. Bada però che se ti trovo ancora tanto bugiardo come lo sei stato sempre, e che ora mi avevi assicurato di non esserlo più, io non ne faccio più niente del matrimonio e me ne torno subito al paese. Bada e ricordati, che te l’ho avvisato».

Giu. (Che sento!).

Fel. Che? Che vi pare? è lettera che si manda questa?… M’infuriai talmente ieri sera quando lessi questa lettera che diedi un pugno ad Asdrubale, quando me la portò, tanto forte che gli feci uscire sangue dal naso, e gli feci una faccia gonfia di questa maniera; poi gli cercai scusa: poveretto, che colpa aveva lui? Ma intanto in quel momento…

Giu. (Non è overo, io mò nce aggio parlato e steva buono… Ah! Che io stongo a cavallo, chisto smamma cheste vongole!).

Fel. Che state dicendo?

Giu. Ah! Dico che si regolò malamente a scrivere chesta lettera.

Fel. Sicuro, malamentissimo… Ma io quando viene glielo dirò… gliel’ho da dire a forza! Vedete che lettera.

Giu. Ma non serve poi pigliarsi tanta collera: D. Bar-